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10.12.14

Grandi ciclisti del passato: BEPPE SARONNI

Nato a Novara 22 settembre 1957. Vinse tra l’altro due Giri d’Italia (1979, 1983), un campionato del mondo (1982), unaMilano-Sanremo (1983), un Giro di Lombardia (1982), una Freccia Vallone (1980), un Giro di Svizzera (1982), un campionato italiano (1980).
Il debutto alla Sei giorni di Milano
• Figlio di un ex corridore e lontano parente per parte di madre di quel Pierre Brambilla che arrivò terzo al Tour del 1947, nonché del Brambilla (Giuseppe) che vinse il Giro di Lombardia del 1906, dotato di un notevole spunto veloce che gli veniva dall’attività su pista (un titolo europeo junior nella velocità e un ottavo posto nell’inseguimento alle Olimpiadi di Montréal), Saronni debuttò tra i professionisti ancora diciannovenne, nella Sei giorni di Milano del 1977: «Lo stesso anno coglie il primo successo su strada nel Trofeo Pantalica. Si impone all’attenzione generale arrivando secondo nella Milano-Sanremo del 1978, che meriterebbe di vincere. La classica d’apertura diventerà la sua ossessione». [Ferretti e Frasca, 2008]
Il boom al Giro del 1979
• Saronni si impose all’attenzione generale vincendo a sorpresa il Giro del 1979: «Moser inzia il Giro a spron battuto, recita da mattatore, una settimana in maglia rosa e due successi contro il tempo, nel prologo e a Vieste. Ma a Pesaro la corsa cambia umore, o meglio succede l’inaudito: nella cronometro che porta a San Marino Moser prende legnate da Saronni, quasi 90 secondi lo dividono dal rivale e dal suo sorriso beffardo. La maglia cambia detentore e chi la indossa la porterà a Milano. Moser patisce anche una congiuntivite, ma non cerca scuse. Si incupisce, parla il meno possibile. La scarsa simpatia fra i due matura verso il silenzio, cioè il nulla. Si parlano sempre più a distanza, a mezzo stampa. I giornali se la godono». [Gds 2009] 
Il Mondiale e la Sanremo, finalmente
• Secondo nel 1981 dietro al belga Freddy Maertens, nel 1982 Saronni vinse il campionato del mondo: «A Goodwood con pochi, ma fedeli, amici accanto e, soprattutto, grazie a tre accelerazioni sulla rampetta conclusiva nel Sud della Gran Bretagna, che gli portarono la maglia iridata mettendo sulle ginocchia tutti i rivali. E con i colori dell’arcobaleno addosso, Saronni fece saltare il banco di classicissime come Giro di Lombardia e Milano-Sanremo in rapida sequenza». [Gds 1983] 
Il magico ’83 e il precoce declino
• Nel 1983 Saronni vinse anche il suo secondo Giro d’Italia: «E di colpo si spense la luce. All’improvviso. fine del sogno. Cosa è accaduto a Saronni? Mistero fitto. Lui soltanto potrebbe rispondere. O forse neppure lui. La morte del diesse Carlo Chiappano lo segnò parecchio e gli tolse una fantastica persona al fianco, una guida sicura, eccellente. Un punto di riferimento. La rinascita di Moser e la conquista dei suoi record, lo prostrarono più del previsto. Un colpo psicologico difficile da smaltire. Non c’è mai in questi casi un solo motivo, una sola ragione che giustifichi una crisi ed un declino, una pesante resa. Piuttosto un cocktail di fatti e di cause». [Conti, 2002] Ultimi sussulti nel 1986, secondo al Giro e terzo al Mondiale, la sua carriera si chiuse di fatto ben prima del trentesimo compleanno.

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