PAN

PAN
STA ATTENTO, CHE TI VEDO EH !!!

21.10.10

Il Castagnaccio

Il castagnaccio viene chiamato in diversi modi in Toscana, baldino, pattona, bardiccio ecc... è
un dolce tanto particolare qunto facile da realizzare, si parte dalla farina di castagne e si arricchisce con uvetta pinoli noci e oviamente ramerino. Questo dolce è molto diffuso anche in altre regioni quali Veneto, Lombardia, Piemonte, nel corso del tempo però il castagnaccio assume l'identità di dolce tipico toscano per la sua storia legata strettamente alla città di Siena. Il castagnaccio nasce come la maggior parte dei piatti poveri toscani, dalle famiglie contadine. Si narra però che la prima ricetta del castagnaccio nasca da un tale Pilade da Lucca che parlava nei suoi scritti già nel 1553 del "castagnazzo". Esistevano due versioni di castagnaccio: la prima prevedeva l’uso della grande teglia, in cui l’impasto formava una spessa coltre screpolata in superficie; l’altra era costituita da “tondini” sottili, cotti e subito estratti dalle formelline di ferro annerito. Entrambe le versioni provenivano da località minori del senese.

Quindi Lucca o Siena?

L'arcano non è svelato, ma nel frattempo gustiamoci questo meraviglioso dolce, magari accompagnato da un buon bicchiere di Vin Santo.....

13.9.10

Il Santuario di San Luca

Tradizionale oggetto di culto religioso legato alla devozione dell'immagine della B. Vergine di S. Luca nonchè confortante approdo visivo per i bolognesi che rientrano in città, il santuario posto sul Colle della Guardia rappresenta uno dei simboli di Bologna. Le 666 arcate di un portico - unico al mondo per la sua lunghezza di quasi quattro chilometri (3.796 m) - collegano il santuario alla città e agevolano la processione che ogni anno dal 1433 conduce la bizantina Madonna con Bambino alla cattedrale durante la settimana dell'Ascensione. La sua realizzazione si avvia nel 1674 con la costruzione a Porta Saragozza dell'arco Bonaccorsi di G. G. Monti. Allo stesso architetto si attribuisce il progetto definitivo del tratto in pianura del portico ritmato da un modulo compositivo di estrema sobrietà e semplicità, ripreso dal suo successore C.F. Dotti a partire dal secondo decennio del '700. La parte terminale del percorso collinare, progettata da quest'ultimo, si caratterizza invece per la dinamica variazione di visuali e di punti di fuga fino alla visione finale del santuario.
L'avvio del percorso in salita è enfatizzato lungo via Saragozza dall'Arco del Meloncello, progettato dal Dotti con probabile intervento dello scenografo Francesco Bibiena. Questa edicola dalla planimetria curvilinea che ricorre all'uso della colonna libera rappresenta, insieme allo spazio antistante alla basilica, l'unico spazio barocco esterno presente in città. La chiesa attuale viene realizzata dal Dotti tra 1723 e 1757 in sostituzione di una precedente chiesa quattrocentesca mentre le due tribune esterne sono concluse dal figlio Giovanni Giacomo nel 1774. In sintonia con la tradizione bolognese il volume esterno si presenta privo di decorazioni enfatiche e solenni e si caratterizza per la semplicità del profilo curvilineo su cui è impostata la cupola. Entro una planimetria ellittica gli spazi interni si dilatano a croce greca culminando nell'altare principale che precede la cappella della Vergine. Le decorazioni sono affidate a V. Bigari per gli affreschi, ad A. Borelli e G. Calegari per gli stucchi e ad A. Piò per le statue. Tra gli artisti che adornano la chiesa si segnalano inoltre G. Reni (terzo altare a destra), D. Creti (seconda cappella a destra), G. Mazza (cappella di S. Antonio da Padova), Guercino (sagrestia maggiore).
Nel 1930 Ferruccio Gasparri realizza una funivia che con un solo pilone supera il dislivello di 220 metri tra via Saragozza e il santuario. Le polemiche che accompagnano il conseguente annullamento del percorso devozionale si concludono però con la sua definitiva sospensione.
Vedi il sito ufficiale

24.8.10

E' lui o non è lui.....

Certo che è lui: il Boss al mare.
Oggi il Boss, sollecitato dalla di lui consorte, si è recato, in località Marina Romea, sulle sponde dell'italiche acque del Mar Mediterraneo. Giunto sull'arenile sabbioso, si avviava con passo fermo e sicuro verso la massa informe liquida, immergendovi il proprio corpo fino all'altezza dei gioielli di famiglia. Constatata la positiva temperatura del liquido, con un guizzo da esperto tuffatore, quale lui è, si tuffava dando immediatamente prova delle sui innate qualità di nuotatore esperto, quale lui è, esibendosi in tre diversi stili di nuoto: primo stile: martello smanicato, secondo stile: ferro da stiro e terzo stile: mattone forato. Ultimata la nuotata, risaliva sull'arenile, dirigendosi immediatamente verso l'addetto al salvataggio, chieddendo di essere aggiornarto sulle moderne tecniche di salvataggio. Queste venivano immediatamente recepite dal boss, diventando così un abile ed esperto bagnino, quale lui è. Dopo qualche istante il boss, metteva subito in pratica le nozioni imparate, salvando dalle acque 21 delle 22 donne svenute e cadute in acqua al suo passaggio, stordite nel vedere quel corpo e quei muscoli scoplpiti di perfetto culturista, quale lui è. Le 21 donne salvate, giovani e prosperose, il boss, le riportava alla vita infondendo loro l'alito della vita, con una attenta respirazione bocca a bocca. Purtroppo per la 22° donna nulla poteva fare. L'occhio da esperto rianimatore, quale lui è, riscontrata la veneranda età della donna, oltre settantenne, capiva che ormai nulla poteva fare, evitando di infondere in lei il miracoloso alito. Infatti di li a qualche secondo la sfotunata vecchietta spirava. E così, il giusto mancato intervento del boss, contribuiva a far risparmiare all'INPS notevoli somme per la pensione della donna, dimostrandosi un abile contabile, quale lui è.
A questo punto, al fine di evitare ulteriori svenimenti, il Boss decideva di stendesi al sole, sul lettino appositamente preparato dal padrone del Bagno. Il Boss, passava così le successive tre ore steso al sole, offuscandone la luminosità con la propria luce. Verso le ore 18.00, definitivamente rottosi i gioielli di famiglia, convinceva la di lui consorte a fare riotorno a casa, mettendosi alla guida della propria autovettura da esperto autista, quale lui è.
Istituto Luce

23.8.10

Oetztaler dietro le porte

Ci siamo, è arrivata l'ora dell'Oetztaler. Domenica 29 a Solden la partenza per la granfondo delle granfondo, 238 km, 5.500 m il dislivello. Quattro le salite da affrontare. La prima il Kutai, dopo circa 30 km dalla partenza. Salita di 17 km, da affrontare usando non solo le gambe ma anche la testa. Dura già dai primi tornanti, lascia respirare dopo qualche chilometro poi, circa a metà, un tratto al 17% della lunghezza di circa un chilometro poco più. Poi la pendenza torna quasi nella normalità fin verso la fine. Quando finalmente appare all'orizzonte l'argine della diga, significa che sta per finire, ma ancora calma l'ultimo chilometro è da fare. Scollinati finalmente un pò di respiro per gettarsi in una folle discesa, tra gallerie e pendenze limite, che portano, i ciclisti più coraggiosi, a raggiungere velocità prossime ed anche superiori ai 100 km orari. 115, la velocità raggiunta da Monti nel 2007. Dopo la discesa, un tratto di pianura di alcuni chilometri per giungere all'inizio del secondo monte, il Brennero. Lunga circa 30 km, con pendenze lievi per i primi 25, può portare i ciclisti alla cottura. La pendenza non elevata e la sua conformazione fatta di falsipiani, lievi discese e strappetti, negl'anni passati ha fatto cuocere molti di noi, che si sono fatti prendere dalla foga della velocità, pagando il conto negl'ultimi 5 km. Ma soprattutto si sconta tutto nella salita del Giovo. Questa giunge dopo pochi chilometri di pianura e sale per 19 km. Salita regolare costante, che non lascia respirare se non per circa un km dopo il nono. Giunti in vetta si scende per una discesa tecnica e pericolosa, dove lo scorso anno, causa crepe nell'asfalto, un ciclista è rovinosamente caduto perdendo la vita. Ultimata la discesa, nemmeno un metro di respiro............. ecco il ROMBO..... auguri............ Inizio non tragico, si sale con una pendenza non impossibile. Poi giunti a Moso, ecco le prime 4 sciabolate alle gambe. Quattro tornanti con altrettanti tratti rettilinei con pendenze da incubo (15/16%) per 3 km. Poi finalmente la strada concede un pò di respiro. Un lungo falsopiano con pendenza non elevata, per alcuni chilometri lascia respirare e recuperare, oppure concede di aumentare la velocità per recuperare sugl'avversari. Ma il bello deve ancora arrivare. Al 18° chilometro un ponte consente di cambiare versante del monte, ed ecco in bella vista i tornanti maledetti i tornanti del muro del pianto... Già da un paio di km, si scorgono, ma ora appaiono per quello che realmente sono. Iniziano gl'ultini 11,5 chilometri... dopo i 190 già percorsi. Si sale.. primo rettilineo poi un tornate, secondo rettilineo ed altro tornante, si attraversa una piccola galleria scavata nella roccia: bella, ma chi ha tempo per gustarla. Chi va forte pensa a pedalare, chi è cotto non riesce ad alzare gl'occhi: troppo fatica per farlo, meglio risparmiare energie, poi la vista è offuscata. Ma ancora non è tutto. Dopo un breve tratto con lieve pendenza, iniziano gl'ultimi 5 km da incubo. I tornanti ed i rettilinei li hai tutti li sopra la testa, per vederli si deve alzare la testa. Due rettilinei lunghissimi poi una serie di tratti brevi e tornanti. Poi finalmete dopo aver girato l'ultimo tornate, mentre ti accingi a percorrere l'ultimo tratto ecco la il PORTONE... E' FINITA FINALMENTE E' FINITA. Cut ciepa un azident..... Si entra nella galleria semi piana, un tratto allo scoperto poi altra galleria, altro tratto scoperto in falsopiano e via la discesa. Finalmente ora tutta discesa fino all'arrivo, che bello. Mica vero, no mica. Dopo circa 4 chilometri, porca boia, un'altro dentino. Tre km. di salita, gambe in spalla e facciamo anche questa. Stavolta è finalmente finita, tutta discesa fino all'arrivo. Quasi vero. Manca ancora un tratto in falsopiano da affrontare con gambe ormai messe in croce. Passato anche questo ora è finita finalmente. mancano 5 km di discesa, un chilometro di pianura, poi svolta a destra attraversamento del ponte con un dislivello di 18 cm. (si cm. non metri) ma sono duri anche questi, poi finalmente il traguardo. Sono trascorse dalle 8.h30 di Piva alle 12.30/13h di altri.
In bocca al lupo a tutti i nostri.
Mastri Vinaio

Les deux alpes

Questa la mail che il nostro amico Claudio Magagna mi ha inviato, dopo l'avventura francese. Facciamoci coraggo e non disperiamo se in qualche granfondo l'organizzazione non è perfetta.
Se anche i francesi con la loro puzza sotto il naso fanno così......!!
E anche questa è fatta..... anche se non la consiglio a nessuno non tanto per il percorso...molto bello ed impegnativo, col de l'ornon, col de parquetout (lunghezza 7 km di cui 4 tra il 15 e il 18%, simile al mortirolo) e poi col dela morte, alp d'huez per 4 km e finale a les deux alpes, ma l'organizzazione è una cosa allucinante, nessuna assistenza meccanica, niente griglie, percorso segnato con frecce sull'asfalto, di conseguenza dovevi stare attento a non sbagliare strada, ma mi avevano avvisato per tempo che le gran fondo in francia sono organizzate alla carlona. Cmq terminato anche il trofeo dello scalatore,alla fine 146° e 24° di categoria, 8h 16' 24", media dei 20 km/h. Ci vediamoalla colnago, saluti da claudio.

20.8.10

Le pettegole "rimorchiano" di più

Come ti conquisto un uomo? Con la malalingua. Le donne diventano più "acide" nei loro commenti quando sono più fertile. Un modo per sbaragliare la concorrenza e conquistare gli uomini.
Le vicine di casa vi criticano per la vostra pettinatura o la montatura degli occhiali nuovi? Nessun problema... è soltanto bieca competizione per "soffiarvi" il fidanzato.
"Guarda Tizia! Con quella gonna, sembra che abbia un sedere che fa provincia"; "Accipicchia che occhiaie Sempronia… ha proprio bisogno di un restauratore, altro che lifting leggero alla Berlusconi"; "Ecco che arriva Caia… come al solito in ritardo, e guarda i capelli, ma da chi è andata? Da un parrucchiere per cani?"Chi non ha mai pensato male o commentato acidamente con le amiche il look di un'altra donna? Chi è senza peccato scagli la prima pietra. Ma un nuovo studio sembra discolpare le male lingue: le donne utilizzerebbero il pettegolezzo e i commenti maligni come una strategia per svalutare potenziali concorrenti e vincere così l'attenzione di un uomo. Arma sessuale. Maryanne Fisher dell'università di York, a Toronto in Canada, infatti ha dimostrato che le donne che si trovano nel periodo più fertile del ciclo mestruale tendono ad avere la peggiore opinione del look delle altre donne. E tutto questo non è causato da modifiche dell'umore, perché il ciclo non sembra affatto modificare il giudizio sull'aspetto degli uomini.Gli scienziati canadesi hanno chiesto a un centinaio di volontari (uomini e donne) di giudicare una serie di foto di volti di persone, indicandone il grado di fascino e attrattiva. Mentre gli uomini erano abbastanza costanti nei loro giudizi, i voti delle donne erano influenzati dal ciclo mestruale: dal 12 al 21 giorno del ciclo, quando i livelli di estrogeni sono più alti, giudicavano l'attrattiva delle altre donne in modo più critico.Donne in guerra. Le teorie della selezione sessuale si sono finora concentrate soprattutto sulla competizione tra maschi, ma recentemente hanno sottolineato come ci possa essere una competizione anche tra le femmine. E la ricerca canadese ne sarebbe una conferma. Rimangono tuttavia aperti numerosi interrogativi. Dal punto di vista fisiologico occorre capire meglio come i cambiamenti ormonali (o il mix di cambiamenti nel quale gli estrogeni sembrano avere un ruolo chiave). Attenzione a non esagerare. Dal punto di vista psicologico non è chiaro come un più alto spirito di competizione durante l'ovulazione può aiutare le donne a conquistare un uomo. «Sparlare di qualcuna può aiutare a sentirsi meglio? O dirlo a un uomo può aiutare a rendersi più interessante ai suoi occhi? - si è chiesta Fisher - Potrebbe anche essere un'arma a doppio taglio, dando l'impressione di essere troppo pettegole». Pensateci la prossima volta che a una festa volete "tagliare le gambe" a un'amica.
Tratto da Focus

18.8.10

Un ricordo

In questi giorni un gravissimo lutto ha colpito una nostra carissima amica e socia del Pedale. Barbara purtroppo ha perso il padre Gianfranco. Alcuni di noi hanno avuto l'occasione di conoscerlo di persona, altri invece lo hanno conosciuto tramite le parole di Barbara. Ascoltando le parole dette durante il funerale dai suoi amici e compagni di volontariato, ci si è resi conto dell'enorme impegno che ha dedicato agl'altri.
Meglio si può capire dalla lettura dell'articolo pubblicato ne " La voce del nordest

10.8.10

Presidente Francesco Cossiga

Un'altro pezzo della nostra storia del dopo guerra, sta per lasciarci. La storia, forse renderà merito alla grandezza di uomini come il Pres. Cossiga, e di altri politici italiani, discussi ma di elevatura, veri statisti che nulla hanno da invidiare a colleghi d'oltralpe. Uomini come Andreotti, Fanzani, ed altri che hanno fatto la storia discussa dell'Italia. Ricordiamo sempre del particolare periodo storico in cui si era quando costoro salirono al potere, ai rischi che il nostro paese correva per la sua posizione strategica, posto ai confini con paesi dove imperava il comunismo. La nostra alleanza con gli USA, non poteva essere messa in discussione, pertanto tutto o quasi poteva essere giustificato per assicurarci la libertà ed il benessere dato da quest'ultima. Credo che nessuno possa negare questo. Dopo la caduta del muro quanto si sapeva è emerso nella sua vera dimensione tragica.
Una breve biografia del picconatore

9.8.10

GF Charly Gaul ultime da.....

"cavoli se è dura...."
Qualche notiziola sulla GF disputatasi a Trento. Anche qui, come al solito qualche fatterello ha animato la nostra avventura. Già il viaggio è stato un pò avventuroso, dentro e fuori l'autostrada nel tentativo di driblare il traffico, ma nulla da fare le nostre 5 orette le abbiamo impiegate. Ma la cosa è solo all'inizio. Alle 3.45 di notte, nel più assoluto silenzio, interrotto solo dal fruscio dell'aria condizionata, un urlo straziante ha svegliato mezzo albergo..... Forse un delitto?, oppure un tentativo di suicidio?, oppure finalmente un moroso ha scoperto che la morosa lo cornifica da sempre con i suoi amici più cari? Nulla ti tutto questo, il Maestro dopo aver espulso il liquido in eccesso, (pisciatina di metà nottata) si accorgeva di aver dimenticato il casco. "
C...o ho dimenticato il casco". e adesso? chiedeva la moglie, "parto senza" "sa sit scemo," risponde la consorte. Si ritorna a dormire. Alle 5,30 sveglia. Un rumore ripetivo e strano colpisce l'attenzione... flop.tom ... flop.tom... cosa sarà? dopo alcuni minuti di ascolto in silenzio, svelato il mistero.... papaleus, con la pompa sta gonfiando la bici. Via veloci, lavatina ai parenti bassi e giù a mangiare.
Colazione di corsa, qualche messaggio inviato alla ricerca di un casco in più, ma nulla da fare... Corsa verso il centro per recuperare un casco.. nulla. Si entra tutti in griglia, mentre il Boss continua invano a cercare. All'improvviso, Davide, devoto discepole, si offriva a cedere il proprio casco al Maestro... "Maestro, (esclamava) fammi l'onore di indossare il mio umile casco, concedi al tuo sommo capo di indossare questo indegno accessorio" (ora so su chi posso fare affidamento in caso di necessità, magari un rene, un pezzo di fegato, una coronaria, una ciulatina) Il maestro commosso da tale atto di devozione, accettava l'offerta, continuando però la ricerca. Finalmente, dopo qualche minuto, in alcuni scavi archeologici aperti, reperiva alcuni oggetti tra i quali, un'anfora (borraccia) un elmetto (casco) Nell'interno del casco, una targhetta incisa in latino antico, recita "FABBRICATO IN DACIA NEL 1815 A.C. " Descrizione del casco: cinturino in pelle di montone, fibbia fatta con due striscie di cuoio legate a manaccia, pennacchio fatto con il crine della coda di un cavallo, corpo in ghisa dello spessore di 4 mm, peso del manufatto, 4 chili e 150 grammi. All'interno residui delcranio dell'ultimo soldato della Dacia che lo ha indossato.

Ma tutto bene. Il Maestro così riconsegnava al fido discepolo il proprio Casco consentendogli di partire. Il nuovo casco del Maestro, richiamava l'attenzione di molti suoi conoscenti, che, durante la gara, chiedevano stupiti, "ma dove hai tirato fuori quel casco?... " E' un modello esclusivo della gamma 2012" si ma Avanti Cristo... rispondeva. Oltre ad essere antico, questo era anche un pò piccino, e così la posizione sulla testa del Maestro risultava variabile, da destra a sinistra (secondo la direzione delle curve) avanti o in dietro, secondo la pendenza della strada. UN CASCO BALLERINO......
Ma veniamo alla gara.... Dura, due salite di 24 km la prima e 19 la seconda. I primi 45 km, uno schifo, strettoie, curve sparti traffici non segnalati... uno schifo.... poi, iniziata la salita, la cosa è migliorata decisamente. La prima salita, dopo i primi 4 km al sole, ecco il bosco, una faggeta stupenda temperatura fresca, una delizia, (foresta tipo i Fangacci, la foresta Casentinese) Discesa stupenda, larga veloce, dritta pochissime curve a tornante, tutte curve aperte e veloci. Tratto di pianura poi, abbandonata la strada principale, si percorre uno stradello di tre metri di larghezza, che costeggia il lago.... una vista splendida. Qualche su è giù poi a Terlago si inizia il Bondone da altro versante. Durante la salita sui prati che costeggiano la strada, molti vacanzieri della domenica, stesi al sole e data l'ora, intenti a cuocere la braciola sul barbecaut. Fumo ed odorini allettanti invadono la strada. Il Maestro, per alleviare lo soffereze dei ciclisti a lui vicino, entrando in una nuvola di funo ed odore di braciola, chiede ad uno dei sui compagni di salita, " a sit te che ci cot, o è carme alla gruglia?" Giunto in una curva nelle vicinanze di un tavolino da picnic, inizia a cantare la famosa canzone di Jonni Dorelli,"aggiungi un posto a tavola che c'è un amico in più", ricevendo, in dialetto veneto, un invito ad abbandonare la bici e a sedersi con loro. "dai mola la bici, ciapa la gondola e veni a chi". Dopo un attimo di incertezza, ...si prosegue... Su ..su poi ancora su... finalmente il cartello Ultimo chilometro.... Nel silenzio della salita echeggia a voce alta una esclamazione... "cut vegna un cancar ci finì" il Maestro, preso da un sussulto, estraniava a voce alta la propria approvazione per la felice conclusione della salita.
Attesa per le premiazioni del percorso lungo, in programma per le 15,15. Omus Papaleus da Bicocca, colto dal freddo, indossava un indumento improvvisato (sacco del pattume con buchi per testa e braccia). Finalmente lo speacher chiama " Selci 5° classificato" Papaleus, sale sul palco nella nuova miss, (sacco del patume), tra le risate di tanti. Consegna il premio il premio Ricò, che conosce Adriano e lo festeggia. Papaleu, a questo punto si rivolge a lui e con la schiettezza che lo contraddistingue gli dice " Vai alla Vuelta?.. bene, rompi e cul a tot... " Lo speacher, preso in contropiede, un pò imbarazzato, cercando di nascondere quanto appenna detto, si rivolge sorridente al pubblico, dicendo loro, " non ripeterò quanto detto dal nostro pittoresco amico. Dopo la premiazione di Gabri e della società, via.. giù in discesa per 20 km, poi in albergo per la doccia e il ritorno a casa.
L'organizzazione ha lasciato molto a desiderare, i ristori hanno provocato l'ira di molti concorrenti, per non aver trovato nulla da mangiare (qualche biscotto secco, cocomero tè sali e acqua)
Mastro Vinaio

29.7.10

Temperatura reale e percepita.

"Ma che caldo è oggi, non si respira" eppure il termometro non supera la temperatura di ieri... Ma cosa ci fa sentire maggior caldo anche se la temperatura assoluta è la stessa ?
Il senso di disagio è dato dalla difficoltà del corpo umano ad espellere calore quindi a raffreddarsi. In presenza di giornate particolarmente afose il nostro corpo non riesce ad espellere il calore e quindi il disagio aumenta e la percezione del calore è maggiore rispetto alla temperatura reale. Quando ascoltiamo o leggiamo i bollettini meteo, ci viene detto che la temperatura percepita è di 4 o più gradi rispetto a quella reale, ma come è stabilito questo valore che non è possibile misurare con strumenti ?
Temperatura percepita: con questo termine si indica la temperatura percepita dal nostro corpo a causa di una combinazione di fattori come: la temperatura con il vento e la temperatura con l’umidità relativa. Nel primo caso siamo di fronte a un fenomeno chiamato Wind Chill, mentre nel secondo caso andiamo a considerare l’Indice Humidex.Il Wind Chill (indice di raffreddamento), ci da un indicazione delle temperatura percepita dalle parti del corpo scoperte nel caso in cui ci sia vento; quest’ultimo infatti, provoca una perdita di calore da parte dell’epidermide corporea con un conseguente raffreddamento. Questo indice (alle nostre latitudini) è di estrema importanza per tutte le temperature intorno ai 10 °C, poiché esso ci da appunto la temperatura percepita e non quella reale registrata dalla stazione meteorologica. Per calcolare quest’indice si usano delle tabelle dove vengono riportate le temperature e l’intensità del vento.L’Indice Humidex invece è utilizzato per calcolare il disagio fisico nelle giornate calde e con un elevato tasso di umidità relativa, questo viene usato soprattutto per temperature comprese tra i 20 °C e i 55 °C e viene calcolato inserendo in questa formula H = Ta + ( 0.5555 x ( e – 10 ) ) la temperatura dell’aria (Ta) e il valore di umidità (e: pressione di vapore).La Pressione relativa: è la pressione atmosferica relativa calcolata al livello medio del mare, cioè calcolata in relazione alla pressione atmosferica locale del sensore della stazione meteo posizionato ad una quota nota.L’Umidità relativa: esprime il rapporto percentuale tra la quantità di vapore acqueo nell’atmosfera e la quantità che sarebbe necessaria per far condensare (alla stessa temperatura) il vapore in goccioline d’acqua.
Mastro Vinaio

19.7.10

Lapinarello 2010

"Il Grappa non sa da fare"
In altri tempi, un grande romanziere quale il Manzoni, se avesse scritto " I Promessi Granfondisti" avrebbe detto " Questo Monte Grappa non sa da fare". Forse una maledizione ha colpito il Pedale Bianconero. Due mesi fa al Monte Grappa Day, ieri La Pinarello, le avverse condizioni meteo hanno fatto saltare la scalata al Monte Grappa.
Sabato pomeriggio, nulla faceva presagire quello che sarebbe avvenuto nelle prime ore di domenica notte. La temperatura rasentava i 40 gradi, con un grado di umidità tale d'avere l'acqua pari alle ginocchia. Si sapeva che nella notte la pioggia avrebbe raffrescato l'aria, qualche temporale, forse vento, ma nulla di quello che è avvenuto. Alle 3.00 di notte, tutto tranquillo, il cielo era ancora sereno, almeno quel piccolo spicchio visibile dalla finestra del bagno della nostra camera (mia del ragioniere e di Selci. Piccolo inciso, da quando Adriano prende il ciuccio prima di addormentarsi, dorme come un bimbo e non girovaga per la camera) Alle 4.00 il finimondo. Sirene dei pompieri, vento ed acqua. Ma le reali dimensioni di ciò che era avvenuto lo abbiamo scoperto alle 6.00 quando ci siamo incamminati in auto, ancora sotto la pioggia, verso Treviso per raggiungere la partenza. Alberi riversi sulla strada, rami foglie rametti, ecc. coprivano tutta la strada. Dopo aver sostato presso l'albergo degl.altri, alle 7.30 ci siamo incamminati in bici verso la partenza, poichè la pioggia era cessata. Giunti in piazza, la prima notizia" la partenza è rinviata di 30 minuti per ispezione del percorso". Lo speacher ad un certo punto ci ha annunciato "il Grappa non si fa, troppi alberi sradicati e vento forte hanno reso impraticabile la salita". Ma non è tutto, ancora si stava valutando dare il via o no, viste le condizioni delle strade. Finalmente a pochi minuti dalle 9.00, è giunta la notizia" si parte.. percorso modificato in parte, ed unico per tutti" In effetti ci siamo resi conto del disastro nel percorrere i primi metri fuori Treviso. In ogni punto dove a lato strada c'era vegetazione, sia alta che cespugli, questa era stata in parte divelta e riversata sulla sede stradale..... un disastro..... rovi, rami di rubinie ecc. Decine e decine le forature viste.
Credo di poter fare un plauso ad Andrea Pinarello per essere riuscito a mettere insieme un percorso di 125 km, in poco più di un'ora, cercando di renderlo il più sicuro possibile, sfruttando parte del percorso originale, con i vari ristori e segnaletica. In ogni caso, nella prima discesa si è letteralmente girato su un tappeto di rami e foglie.
Causa questo disastro, la nuova formula proposta dalla GF Lapinarello, cioè NO CLASSIFICA E PARTENZA ALLA FRANCESE, non ha avuto un felice e reale collaudo, tale da definire se l'idea è valida e se può prendere piede anche in altre manifestazioni. Sicuramente va detto che alcuni servizi debbono essere migliorati e modificati, in particolare il pasta party, dove la fila è stata eccessivamente lunga. Sicuramente l'aver tolto il percorso lungo, ha fatto si che i partecipanti non si siano divisi sui due percorsi. Vediamo la prossima edizione.
Mastro Vinaio

13.7.10

Combattiamo il caldo

Il grande caldo estivo è decisamente arrivato e inizia a farci soffrire, rendendo le giornate e le notti quasi invivibili; i consigli per combatterlo sono molti e svariati, si passa dai rimedi naturali contro la calura a quelli omeopatici per chi non sopporta il calore. Ed ecco altre utili dritte da seguire per sconfiggere l’afa e godersi un’estate più tranquilla e più sana.
Innanzitutto è molto importante bere tanto per mantenere il corpo fresco: l’umidità nell’aria infatti non permette al sudore di evaporare e quindi il corpo non può proteggersi adeguatamente dal caldo, ma assumendo grandi quantità di acqua, anche quando non si ha sete, il corpo mantiene costante il proprio livello di idratazione. Meglio evitare la caffeina, le bevande molto zuccherate e gli alcolici: queste bevande agiscono da diuretici e fanno perdere troppi fluidi attraverso le urine. Inoltre, anche se la tentazione è forte, le bevande ghiacciate andrebbero evitate; se inizialmente fanno sentire più freschi, in seguito provocano una costrizione dei vasi sanguigni e diminuiscono la capacità del corpo di disperdere il calore.
L’attività sportiva va limitata, e con essa tutte le attività che richiedono molte energie. Gli alimenti da preferire sono leggeri, freschi e con poco grassi. I cibi da evitare? Spinaci, peperoncini, radicchio, cipolle, aglio, barbabietola rossa, ananas, pompelmo e manghi maturi, per non parlare dei cibi fritti: sono infatti cibi che aumentano la temperatura corporea. Anche la frutta secca non è consigliata, mentre la frutta fresca e la verdura vanno consumate in grandi quantità, sotto forma di insalate, frullati e succhi freschi, preferibilmente senza zucchero. La dieta quotidiana deve prevedere pochi cibi zuccherati e dolci, vanno invece preferiti gli zuccheri naturali della frutta e verdura. Va inoltre minimizzata l’assunzione di cibi caldi e speziati, o anche molto salati. Infine, è di buona norma mantenere buoni livelli di igiene, facendo una doccia al giorno per liberarsi dal sudore e rimanere più freschi.

9.7.10

Granfondo... ex professionisti... no grazie....

Ex professionisti alle granfondo…… NO GRAZIE
Ecco ci risiamo un'altra volta.... Non passa giorno (quasi) che qualche ciclista presunto amatore, sia trovato positivo al Doping. Il problema, se così lo si può definire, non è solo del doping, ma è dell'immagine che ne deriva da questo al ciclismo amatoriale, in particolare al mondo delle granfondo.
Il continuo passaggio di ex professionisti a questo settore del ciclismo amatoriale, ne sta seriamente danneggiando il buon nome. Inoltre alcuni di questi sono risultati positivi ai pochissimi controlli anti doping che sono fatti. Fortunatamente sono pochi, c’è da dire. ORA BASTA....... Mi sono stancato e con me sicuramente tanti altri. Ci siamo stancati di essere presi per i fondelli da questa gente. Lo siamo sotto vari aspetti: Primo, questi professionisti che non hanno sfondato nel ciclismo professionistico, vengono tra noi facendo i FENOMENI, noi amatori che dedichiamo il nostro tempo libero alla bici, agli allenamenti per cercare di migliorare la nostra forma, per preparaci al meglio, alternandoli con il lavoro, la famiglia ecc. Secondo, noi comuni ciclisti, per poter partecipare alle varie granfondo dobbiamo pagare le iscrizioni, il viaggio ecc. quindi affrontare spese anche importanti . Terzo ci troviamo a gareggiare con gente che ha fatto e fa del ciclismo la propria professione. Si la propria professione.. Non facciamo finta di non sapere o di scandalizzarci nell'apprendere che questi sono pagati dalle loro squadre e dai loro sponsor, come qualsiasi altro professionista. Questi, per la maggior parte delle volte, non pagano l'iscrizione e sono spesati di tutto... Poi alla fine del festino, tanto per continuare a farci prendere per i fondelli, scopriamo (come se non lo si sapesse) che sono pure DOPATI. Bella figura.. complimenti...
Credo sia giunto il momento che il popolino, alzi la testa ed inizi a dire BASTA.... FUORI I PROFESSIONISTI DALLE GRANFONDO E CONTROLLI A TAPPETO CONTRO IL DOPING. Si è ora di pretendere questo.... E' ora che gli organizzatori delle granfondo , decidano di lasciare a casa questa gente che non fa altro che screditare il nostro bel modo d'andare in bicicletta. Debbono smetterla di far finta di sentirsi offesi e di stupirsi quando questi individui sono trovati positivi, pubblicando scuse, spargendosi il capo di cenere in segno di pentimento, quando, fino al giorno prima, li hanno corteggiati e vezzeggiati affinché questi partecipino alla loro manifestazione, premiandoli sul palco con tanto di stelle filanti e musica a tutto volume in segno di trionfo. MA SMETTETELA DI PRENDERCI IN GIRO..... Voglio dire a tutti gli organizzatori delle granfondo che siamo noi "popolino" che determiniamo il successo o l’insuccesso di partecipazione alle vostre granfondo e non gli ex professionisti.
Sbagliando li ho definiti ex professionisti, ma non è così, lo sono ancora tutt’oggi dal momento che percepiscono stipendi o rimborsi spesa che altro non sono che stipendi camuffati, percependo compensi anche dagli sponsor. E’ mio parere che a lungo andare questo si tramuti in un danno anche per il ciclismo professionistico vero e proprio, sottraendo loro risorse. Molti sono gli sponsor di rilievo che si orientano verso le granfondo, sapendo di spendere meno, rispetto ai professionismo, ottenendo la stessa se non più visibilità. Un semplice esempio: la diretta di 6 ore della Maratona delle Dolomiti, nella quale sono stati ripresi coloro che poi hanno trionfato e non gl’altri 9000 ciclisti. Per poi scoprire quello che sappiamo. C’è da dire agli organizzatori: bella figura.
E' mia ferma intenzione promuovere una iniziativa che smuova i ciclisti amatori, nel richiedere uno stop agli ex professionisti e controlli a tappeto nelle granfondo, magari in tutte le granfondo, anche se so essere utopia, ma non si sa mai. Scriverò lettere alle riviste specializzate, richiamando il più possibile l'attenzione su quanto sopra. Spronando i lettori ad iniziare una campagna contro questi "fenomeni", sollecitando anche un maggior numero di controlli anti doping. Nel blog, c'è la possibilità di lasciare commenti su quanto sopra, esprimere il proprio parere. Tutti i commenti, sperando che siano moltissimi, li raccoglierò e li invierò alle riviste.
Mastro Vinaio.

Tanto per cambiare... Doping...

Michele Maccanti, ha corso dopo essere stato trovato positivo all’Epo in un controllo antidoping di un mese prima. Su tutte le furie il comitato organizzatore del Pedale Feltrino, che in caso di conferma non solo lo depennerà dall’ordine d’arrivo, ma minaccia una denuncia contro l’atleta a tutela dell’immagine della manifestazioneFELTRE. Il vincitore della Granfondo Sportful di giugno, Michele Maccanti, ha corso dopo essere stato trovato positivo all’Epo in un controllo antidoping di un mese prima. Su tutte le furie il comitato organizzatore del Pedale Feltrino, che in caso di conferma non solo lo depennerà dall’ordine d’arrivo, ma minaccia una denuncia contro l’atleta a tutela dell’immagine della manifestazione.Non c’è pace per il mondo del ciclismo sul quale si affaccia l’ombra del doping anche a livello amatoriale (dove gli atleti di vertice possono arrivare a guadagnare fino a 20 mila euro in una stagione), e non poteva avere un epilogo peggiore la Granfondo Sportful 2010. In un’edizione nera già martoriata dal maltempo e dal grande freddo che hanno causato la brutta caduta di una partecipante, la gara si trova coinvolta suo malgrado nel presunto caso di positività all’Epo di Michele Maccanti, riscontrata dai controlli ai campionati mondiali a cronometro individuali del 15 maggio a Occhiobello.Aveva dominato la corsa feltrina, il portacolori del Phoenix Racing Team, nonché fresco vincitore della prestigiosa Maratona delle Dolomiti e trionfatore anche nella marcialonga di Predazzo, per un filotto di successi che ora si tinge di giallo. Dietro infatti, ci sarebbe la spinta dell’eritropoietina evidenziata nel sangue e nelle urine dall’antidoping a metà maggio e tenuta nascosta dal ciclista, iscritto alla Granfondo un mese dopo senza che agli organizzatori sia stata trasmessa la notizia dall’ente di promozione sportiva Uisp cui appartiene Maccanti.«Una situazione inaccettabile. Se la positività verrà confermata dalle autorità federali competenti in base alle controanalisi, non escludiamo la possibilità di passare alle vie legali contro l’a tleta, a tutela dell’immagine della manifestazione e nel rispetto delle migliaia di iscritti. Oltre ad escluderlo dall’ordine d’a rrivo e diffidarlo dal partecipare alle edizioni future», tuona il presidente del Pedale Feltrino Ivan Piol.
«Mi attiverò con gli organizzatori delle altre manifestazioni di livello internazionale come la nostra affinché casi simili non si ripetano gettando discredito su questo bellissimo sport e su chi ci crede veramente», aggiunge. «Amereggia la scarsa tempestività nell’i nformazione data dall’ente di promozione sportiva Uisp che non ha permesso, come da regolamento Fci, la sospensione cautelativa del corridore. La mancata comunicazione ha permesso al ciclista di iscriversi e partecipare regolarmente alla corsa che si è svolta il 20 giugno». Per risolvere questo problema, si sta discutendo con la Federazione ciclistica per coordinare l’informazione tra i vari enti di promozione sportiva che organizzano gli eventi sulle due ruote in tutta Italia.

Tratto dal Corriere delle Alpi

1.7.10

Circolare del Fedaia

Splendida giornata mercoledì 30 giugno, temperatura ottimale. Si parte per il circolare che include il Passo Fedaia da Caprile. Partiti da San Cassiano abbiamo raggiunto alcuni nostri a Corvara, da qui la prima asperità della giornata, Il Passo Campolongo. Raggiunta la cima si scende verso Arabba e di li si prosegue verso il Falzarego. Dopo alcuni chilometri abbiamo abbandonato la strada principale per scendere verso Digonera. Oltrepassata siamo giunti a fondo valle a circa un chilometro da Caprile. Lasciando questa alla nostra sinistra abbiamo imboccato il Passo della Marmolada il mitico Fedaia. Dopo un chilometro difficoltoso la strada lascia respirare e così si prosegue sulla strada principale per alcuni chilometri fino a Sottoguda. Giunti a Sottoguda abbandoniamo la strada principale per immetterci all'interno del paesello. Dopo un primo tratto di strada lastricata con cubetti di porfido, eccoci uscire dal paese per immetterci in una stretta strada incastonata tra due pareti altissime di roccia, ecco I SERAI DI SOTTOGUDA. A lato strada un ruscello. La strada pian piano si impenna, devo usare il 26, per affrontare la ripidità di questo sentiero. Uno spettacolo indescrivibile, la cascata, il ruscello. Il sentiero è percorribile esclusivamente a piedi o in bici, oppure con il trenino che funge da navetta. Dopo alcuni chilometri si esce dalla gola per reimmettersi sulla strada principale. Eccoci a Malga Ciapela..... Inizia l'incubo. Svoltata una curva, ecco che si presenta alla vista un tratto di strada rettilineo di alcuni chilometri che sale, sale e poi sale... La valle così aperta alla vista, nasconde e mitiga l'effetto ottico della pendenza, ma le gambe la sentano, eccome se la scentono. Si sale ad una velocità che varia da 7,5 ai 9,2 km/h. Poi finalmente arrivano una serie di tornanti, che lasciano respirare, ci sono ancora alcuni tratti al 15% ma si respira. Finalmente la vetta. Ed ecco aprirsi alla vista il lago del Fedaia. Si scende fino ad Alba di Canazei. Di qui si imbocca la strada che porta verso i Passi Pordoi e Sella. I primi 6 chilometri sono comuni, poi si giunge ad un bivio, tenendo la destra si sale verso il Passo Pordoi. Così facciamo, Altri 6 chilometri ci aspettano. La salita però non è così impegnativa come il Fedaia, anzi si sale con facilità. Giunti in vetta ad oltre 2200 mslm, sosta per ripristinare le forze e poi si scende verso Arabba dove ci aspetta il Passo Campolongo per tornare a Corvara e di li a San Cassiano. Totale 98 km, con oltre 2600 m di dislivello. Grande la fatica, ma per lo spettacolo visto ne è valsa la pena.
Visiona i filmati cliccando su continua a leggere





27.6.10

Langhirano... Granfondo Valli Parmensi

Langhirano, un Comune in Provincia di Parma, famoso per la produzione dei prosciutti.
Come si arriva nel paese subito si è accolti da innumerevoli industrie specializzate nella stagionatura dei prosciutti e l'aria ne odora . Stamattina al nostro arrivo, nella ricerca di un bar, questo particolare mi è subito saltato al naso (come si sa non mi manca).
Oggi, domenica 27 giugno però Langhirano ci ha attirato perchè sede della Granfondo delle Valli Parmensi. Partenza praticamente in salita. Il percorso è caratterizzato dalla assoluta assenza di pianura, sono tutte salite, discese e falsi piano sia in salita che in discesa. Anche le salite sono particolari, si sale poi spiana un pò si risale, si scende per 100 metri e poi su ancora. Anche la salita più lunga di 12 km, non è esente da questa caratteristica. UN ROMBIGAMBE.
Alla partenza circa 1000 iscritti, che si sono cimentati sui tre percorsi disponibili, un corto di 70 km un medio di 120 ed lungo di 150. Ad appena sei km dalla partenza la prima deviazione per il corto. poi la seconda deviazione a 96 km. La Granfondo, nel suo complesso, merita veramente, percorso molto bello, panoramico (per chi ha avuto tempo di guardarsi attorno) e ben segnalato dal personale messo a dispozizione e dai cartelli affissi, oltre alla segnaletica a terra, con frecce ed indicazioni. Nonostante la giornata calda, l'organizzazione è stata impeccabile, ed ha disposto sul percorso molti punti di rifornimento idrico oltre ai ristori ufficiali. Poi all'arrivo un bel pastaparti ben fornito, dove non poteva mancare il prosciutto.
Ma veniamo ai risulti. Nella Granfondo, vittoria per Gabriella Emaldi, che ha conquistato il primo posto assoluto femminile, mentre va a Michele Rezzani la prima posizione per gli uomini.

Alcune informazioni sul Comune
Langhirano è un comune di 9.232 abitanti della provincia di Parma, conosciuto a livello mondiale per la produzione del Prosciutto di Parma che viene celebrato ogni anno nel Festival del Prosciutto e a cui è dedicato uno specifico Museo.
Porta d'accesso alla Val Parma, posto lungo l'omonimo fiume, è sede della Comunità Montana Appennino Parma Est.
Langhirano, di cui parla già il Capitano Antonio Boccia nel testo del 1804 "Viaggio ai Monti di Parma", ha una naturale vocazione turistica.
Elemento di spicco è sicuramente il "Castello di Torrechiara" inserito nel circuito dell'Associazione dei Castelli del Ducato di Parma e Piacenza.
La città costituisce il centro naturale dell'itinerario enogastronomico della "Strada del Prosciutto e dei Vini dei Colli".
L'economia della cittadina è piuttosto diversificata. Oltre all'allevamento dei suini, che da luogo alla produzione degli ottimi prosciutti cui abbiamo fatto accenno, sono presenti sul territorio anche alcune fabbriche di derrate alimentari (caseifici) e un'importante industria che si occupa della lavorazione dell'alluminio.
L'origine del toponimo non è accertata, ma l'ipotesi prevalente è che derivi dal latino langaria (striscia di terreno lunga e stretta, con riferimento alla posizione del paese a fianco del torrente Parma) con l'aggiunta del suffisso -anus, formando il nome latino Langaranus, poi diventato in italiano Langhirano.
Strada delle cento miglia, Parma Luni
Il territorio langhiranese era attraversato lungo l'asse sud-nord dall'antica via romana che metteva in comunicazione Parma e Luni chiamata Strada delle cento miglia in quanto metteva in comunicazione le due città attraverso il Passo del Lagastrello, l'antico Malpasso con un percorso di cento miglia romane esatte. Citata nell'Itinerarium Antonini "item Parme Laca m.p.C.", errate trascrizioni di Parma e Luna, cioè Luni, la via romana contava su tre mutationes nel territorio di Langhirano: la prima si trovava a Pilastro, dal latino "pila" cioè "pilastro, da qui la strada iniziava un percorso ancora identificabile a mezza costa sulle colline situate sulla riva sinistra del fiume Parma per arrivare nella località Chioso di Langhirano. Da qui fino all'abitato di Quinzano il percorso della strada romana non è più identificabile, in quanto il territorio è stato profondamente cambiato nei secoli da devastanti frane. Dalla frazione di Quinzano fino all'abitato di Cattabiano e più in là fino all'abitato di Antesica, la strada delle cento miglia è ancora ben riconoscibile nelle sue caratteristiche peculiari di strada romana. Dopo la mutationes del Chioso si incontrava quella dello splendido ed antichissimo borgo di Cattabiano, citato nell'anno 999 con il nome di Catablano, fedele al vecchio toponimo che indicava la presenza di un tabellarius, cioè di un corriere postale. Nei pressi della località Valle di Castrignano sono ancora identificabili i resti di un grande accampamento romano,o vallum, in grado di ospitare una legione, proprio nella località che oggi porta ancora il nome di Vallo, mentre presso Arola vari affioramenti nelle arature fanno supporre la presenza di una grande villa rurale di epoca romana e l'affioramento di noduli di ferro grezzi fanno supporre che la strada delle cento miglia servisse anche al commercio di materiale ferroso grezzo proveniente dalla Toscana.

21.6.10

Vuvuzela, il tormentone dei mondiali, soffiate con cautela potreste trovare una sorpresa

La vuvuzela, chiamata anche lepatata (in lingua tswana) o tromba da stadio, è una trombetta ad aria, solitamente di plastica, della lunghezza approssimativa di un metro, brevettata da Neil Van Schalkwyk.[1] Essa è comunemente usata in Sudafrica dai tifosi che assistono alle partite di calcio ed è per questo divenuta una sorta di simbolo del calcio stesso in quel paese.
L'origine del suo nome è controversa: potrebbe infatti essere un termine onomatopeico in lingua zulu che significa "fare vuvu", in riferimento al suono emesso dallo strumento, oppure derivare da un termine gergale dei sobborghi che significa "doccia", in riferimento alla sua forma.[2]

L'uso della vuvuzela è stato talvolta impedito all'interno degli stadi. Con la giustificazione, rivelatasi poi non veritiera,[3] che questo strumento fosse un elemento caratteristico della cultura e delle tradizioni sudafricane, la FIFA ha deciso di permettere l'ingresso della vuvuzela all'interno degli stadi dal 2008.

Ma siamo sicuri che le sue origini siano queste, e se invece le origini di questo curioso strumento fossero quelle indicate nella foto?

Solstizio d'estate 21/24 giugno - La notte delle streghe

S. Giovannile lumache, le noci, i falò e la raccolta delle erbe.
E' uno dei sabba minori chiamato anche Festa di S. Giovanni dalla tradizione cattolica. E' il periodo della raccolta delle piante e delle erbe da usare nelle operazioni magiche. Nella notte tra il 23 e il 24 giugno si usa bruciare le vecchie erbe nei falò e andare alla raccolta delle nuove oltre che mettere in atto diversi tipi di pratiche per conoscere il futuro perchè, come dice il detto, " San Giovanni non vuole inganni".
Sin dai tempi più remoti il cambio di direzione che il sole compie, tra il 21 e il 22 giugno, è visto come un momento particolare e magico. Questo giorno, detto solstizio d'estate, è il primo giorno di una nuova stagione e in magia è associato alla festa di San Giovanni Battista, 24 giugno, giorno della sua nascita 6 mesi prima del Cristo ( da quanto affermato dalla chiesa ) perchè in questo breve ma intenso arco di tempo, tutte le piante e le erbe sulla terra vengono influenzate con particolare forza e potere.
Bagnate dalla rugiada e intrise di una potenza nuova, è il momento giusto per le nuove raccolte in vista di future applicazioni sino a quando, il prossimo anno, verranno di nuovo bruciate nei falò e rinnovate.

pratiche:
Si accendono i fuochi dei falò la vigilia del 24. Il fuoco è considerato purificatore come la rugiada. E' bene augurale saltare sul fuoco avendo ben chiare le cose che vorremmo veder cambiare nella nostra vita. Più intenso e puro sarà il desiderio espresso mentalmente al momento del salto e più esso avrà ottime possibilità di realizzarsi.
Sotto il guanciale vengono messe le "erbe di San Giovanni", legate in mazzetto in numero di nove compreso l'iperico, per avere dei sogni premonitori.
Il giorno di San Giovanni se si compera l'aglio si avrà un anno prospero.
A mezzanotte si deve cogliere un ramo di felce e tenerlo in casa per aumentare i propri guadagni.
Si mangiano le cosiddette " lumache di San Giovanni " con tutte le corna che assumono il significato di discordie e preoccupazioni. Mangiarle significa distruggerle le avversità.
Si raccolgono le noci ancora immature per preparare il "nocino" un liquore corposo da bere gradualmente in futuro per riacquistare le forze nei momenti del bisogno.
portare l'iperico all'occhiello nella notte della festa, protegge dalle streghe.
In età precristiana questo giorno era considerato sacro al pari di un capo d’anno e da cui l’usanza di trarre dei presagi. Il Sole, simbolo del fuoco divino, entra nella costellazione del Cancro, simbolo delle acque e dominato dalla Luna dando origine all'unione delle due opposte polarità che si incontrano. Il Sole è la parte maschile e la Luna quella femminile e il sole, al solstizio d’estate, raggiunge la sua massima inclinazione positiva. Simbolicamente questo fenomeno è rappresentato dalla stella a sei punte dove il triangolo di Fuoco e il triangolo dell’Acqua si incrociano.
Nella tradizione occulta l’incontro del Sole nella casa della Luna conduce alle nozze tra i due astri. Tali nozze divine segnano il passaggio tra il mondo dell’uomo con il mondo divino eterno dando origine alla suddivisione in due poli: maschio e femmina, luce e tenebra, positivo e negativo ecc....I due solstizi sono anche chiamati "porte": porta degli dei il solstizio invernale e porta degli uomini quello estivo.La Chiesa Cristiana da sempre ha ostacolato queste pratiche sovrapponendovi i propri riti con solenni celebrazioni; ma senza riuscirci. Tali usanze sono così radicate nelle abitudini popolari che ancora oggi se ne perpetuano i festeggiamenti.
"... unguento unguento
mandame alla noce de Benevento
supra acqua et supra vento et
supra omne maltempo ".

Il noce è l'albero attorno al quale si riuniscono a convegno le streghe nella notte di San Giovanni. E' proprio in questa notte che si devono raccogliere dall'albero le noci, dette appunto di San Giovanni, per la preparazione del nocino, il liquore ottenuto dall' infusione delle noci ancora immature nell'alcol per qualche settimana, assieme a qualche aroma speziato come la cannella e i chiodi di garofano. Il culto del noce come "albero delle streghe" è di origine druidica. L'albero del noce era considerato sacro per le streghe ma non per i contadini che lo piantavano a distanza dagli altri alberi da frutto perchè era radicata la credenza che questo albero ermafrosita, che puo' raggiungere anche i 300 anni di età, fosse velenoso e che la sua influenza negativa contagiasse il terreno su cui poggiava. Da qui l'usanza di piantarlo a distanza dagli altri alberi del'orto.

17.6.10

Le Povesie di Giacobazzi

"Oh Antonietta" di Giacobazzi Giuseppe
Capello platinato, gonna corta
agile e scattante come una pantera morta.
Mi aveva detto che eri un'amante ingorda
Però bisognava urlare perché eri sorda.
Venisti verso di me, pensai: ha gli occhiali ma è una bella donna,
in quel mentre davi una picconata di faccia contro una colonna.
Ti offrii da bere tu dicesti: solo un bicchierino,
sparirono tre bottiglie perché bevevi come un alpino.
Andammo a casa tua e hai detto: sono un po' sudata, pazienza.
In realtà puzzavi come la distilleria di Faenza.
Ti sei tolta gli occhiali e andavi a tastoni
e ti sei bevuta ad occhi chiusi due bottiglie di Peroni.
E per dimostrarmi che eri una tipa tosta,
da due metri con un rutto, hai ammazzato una mosca.
Per baciarti, dicesti, voglio avere l'alito sopraffino,
e in un colpo ti sei scaraffata una boccia di vino.
Mi hai guardato di sbieco e mi hai detto: vedrai sarò grande,
e nel togliertele ti si è ingavagnato un orecchino nell'elastico delle
mutande.
Oh Antonietta,
ti ho slegata, messa a letto e con dolcezza ti ho chiesto: va meglio
nasino rosso?
Mi hai detto si e con un sorriso beato te la sei fatta addosso!
(Giuseppe Giacobazzi)

L'evoluzione della specie

Una bici ad idrogeno.

Tanti anni sono trascorsi dalla invenzione del primo mezzo con due ruote interamente in legno, La Draisina, di cui si può leggere in un precedente post. Siamo via via arrivati alla bici assistita ed oggi............ alla bici ad idrogeno........... si ad idrogeno. Evoluzione di un mezzo nato come un vezzo dei nobili di corte, ed ora diventato futuristico. Ovviamente se questo prenderà piede, vedremo ai distributori, non solo autovetture a metano o ad idrogeno, ma in fila vedremo anche ciclisti, spazientiti. Per ora i costi per un rifornimento la fanno paragonare ad un'auto di grossa cilindrata, ma con il tempo chissa?
Con un pieno dI 18 euro si macinano 150 KM.
L’hanno costruita al CNR di Messina Ecco la bici superpulita a idrogeno. L'energia prodotta da una cella a combustibile alimenta un motore elettrico che aiuta il ciclista a far meno fatica.
È arrivata la bicicletta superpulita a idrogeno. Il prototipo funziona egregiamente e presto potrà correre sulle strade perché c’è già chi è interessato a produrla.

COME FUNZIONA - In pratica è una bici con una cella a combustibile che produce energia elettrica. Questa energia alimenta un motore elettrico che aiuta i pedali e le gambe del ciclista a fare meno fatica. Infatti Giorgio Dispenza che l’ha ideata e costruita assieme a Vincenzo Antonucci la definisce una bicicletta «a pedalata assistita». Con un pieno di idrogeno del costo di 18 euro (12 centesimi a chilometro) si possono macinare 150 chilometri in perfetta sicurezza perché l’idrogeno non è allo stato liquido ma viene immagazzinato in una riserva «solida» di idruri metallici. L’idrogeno combinato con l’aria aziona la cella combustibile che genera l’energia elettrica necessaria al motore. Un sensore nei pedali "dice", quindi, allo stesso motore di quanta potenza ha bisogno perché la pedalata sia efficace.
RIFORNIMENTO - «In Italia – nota Dispenza – la legge vieta che la bici possa andare con il motore senza pedalare e il nostro prototipo risponde bene all’esigenza di far fare meno fatica a chi pedala consentendo un utilizzo del mezzo più intenso, rispettando l’ambiente». Ma dove si fa il rifornimento che oggi richiede 15 minuti? «Il nostro progetto – risponde Antonucci – prevede anche la realizzazione di un distributore che fornisce idrogeno estraendolo dall’acqua con l’energia solare. E questo abbasserà il costo del combustibile garantendo con il suo impiego emissioni zero». «La bici a celle a combustibile a pedalata assistita – aggiunge Dispenza – ha vantaggi superiori ai mezzi a batteria tradizionale oggi disponibili».
È LEGGERISSIMA - La bicicletta a idrogeno, inoltre, è leggerissima perché costruita interamente in fibra di carbonio. In questi giorni è stata presentata alla rassegna «H2Roma Energy & Mobility Show». Il progetto del CNR è frutto della collaborazione con la società Tozzi Renewable Energy (TRE). La nuovissima “dueruote verde” dovrebbe essere pronta per l’esposizione al Motorshow di dicembre nella sua versione definitiva per il mercato.

16.6.10

Sgancio rapido della ruota

Lo sgancio rapido della ruota per noi ciclisti moderni un fatto scontato, ma chi l'ha inventato e perchè? Altro interrogativo, cosa lega lo sgancio rapido alla Granfondo Sportful ?
Si potrebbe pensare che Mastro Vinaio, sia impazzito nel vedere correlazioni tra lo sgancio della ruota e la Granfondo. Invece no.

Negl'anni venti, durante una competizione ciclistica, il vicentino Tullio Campagnolo ebbe delle difficoltà nel togliere la ruota posteriore della sua bicicletta a causa del tempo sfavorevole. Da quell'episodio è nata l'idea di un meccanismo che permettesse di smontare velocemente la ruota: il cosiddetto sgancio rapido. Questo fu brevettato nel 1930 e fu alla base della nascita della celebre azienda di componenti per bici, la Campagnolo, nata nel 1933.

La competizione ciclistica si stava disputando sul Passo Croce d'Aune. Ecco la correlazione.
A ricordare quell'episodio esiste oggi sulla salita al passo un monumento a Tullio Campagnolo.
Un altro episodio celebre lega il passo alla storia del ciclismo: durate un Giro d'Italia negli anni settanta nella discesa verso Feltre, ancora sterrata, innumerevoli ciclisti forarono anche più volte a causa del fondo pessimo.
Mastro Vinaio

12.6.10

Piante insolite a Terra del Sole....

Anche quest’anno, grazie alla determinazione di Riccardo Gondolini, appassionato e collezionista di piante rare, alla collaborazione della Pro Loco e del Comune di Castrocaro Terme e Terra del Sole, prenderà vita il 12/13 giugno, la seconda edizione di “Piante Insolite nella Terra del Sole”, che vede protagonisti alcuni dei migliori professionisti italiani che propongono le loro opere d’arte vegetali coltivate con cura e passione, cercando di attrarre, con le loro creazioni, la curiosità di appassionati e non.
Nel 2010, in occasione dell’anno della biodiversità, sono tante le novità e i professionisti che hanno deciso di aggiungersi ad un elenco gia notevole per offrire innumerevoli categorie botaniche dalle più comuni, come possono essere le erbe aromatiche, alle più particolari,come le profumatissime plumerie.
Nel weekend oltre alle meraviglie della natura proposte dai vivaisti, sarà possibile ammirare le opere che l’istituto statale d’arte di Forlì ha preparato per l’occasione, esposte in parte dentro il Palazzo Pretorio e in parte all’interno del Castello del Capitano delle Artiglierie, ove per l’occasione sarà possibile visitare il Giardino dei frutti dimenticati.
Per ulteriori informazioni ed immagini

9.6.10

Giasone e gl'Argonauti

Giàsone è una figura della mitologia greca conosciuto anche nella mitologia etrusca con il nome di Easun. Giasone era figlio di Esone re di Iolco in Tessaglia. Altre fonti lo indicano figlio di Zeus e di Elettra, una Pleiade figlia di Atlante e di Pleione.
La vita di Giasone è legata alla favolosa impresa degli Argonauti ed alla ricerca del vello d'oro. Quando nacque Giasone, al padre Esone era stato tolto il trono di Iolco dallo zio Pelia. Ancora fanciullo Giasone venne affidato al centauro Chirone che lo istruì nell'uso delle armi, nelle arti e soprattutto nel comando.
Divenuto adulto pensò di riconquistare il regno usurpato al padre. Ma per ottenere ciò gli venne imposto dallo zio Pelia di riconquistare il vello d'oro dell'ariete che aveva salvato i fratelli Frisso e Elle e che era tenuto dal re della Colchide, Eete.
Con la nave Argo ed i più valorosi eroi del tempo inizia questa impresa che lo porterà nella Colchide. Qui riconquista il vello d'oro con l'aiuto della figlia di Eeta Medea. Giasone quindi sposa Medea e ritorna a Iolco. Pelia gli rifiuta il trono e Medea, con uno dei suoi artifizi magici, produce la morte di Pelia. Proscritti dalla città di Iolco i due giungono a Corinto dove vengono accolti dal re Creonte. Giasone si innamora della figlia di questo, Glauce, e dopo qualche anno abbandona Medea per sposarla. Allora Medea si vendica sui due figli nati da Giasone, Tessalo e Alcimene, uccidendoli. Giasone, invece, si sarebbe suicidato. Un'altra versione vuole che, invecchiato, morì trafitto da una trave della nave Argo.
La leggenda di Giasone è stata raccontata da vari autori greci: Euripide nella sua Medea; Apollonio Rodio nelle Argonautiche e Pindaro nelle Pitiche.

3.6.10

Bici a tutto gas

Dopo il doping agli atleti, ecco il doping ai mezzi meccanici.
Non saranno più dottori in camice bianco ad analizzare e a ricercare i dopati, non più esami delle urine o del sangue. Non si ricercheranno più ormoni o altro, ma pulsanti e cavi elettrici. Saranno i meccanici i nuovi investigatori.

Saranno loro che nel mezzo della notte faranno bliz a sorpresa negli alberghi, stavolta non nelle camere, ma nei garages e nei furgoni dove sono depositate le bici.
Già, proprio così.
Sono le bici ora ad essere soggette al doping. Bici con motorini elettrici al loro interno che consentiranno anche a sciappe di avere prestazioni da campioni....

Guardiamo questo bel filmato.

2.6.10

Doping ancora doping......

Si continua a parlare di doping, alla luce delle nuove rivelazioni pubblicate ed enunciate anche in televisione in queste ultime ore. Ormai ci siamo abituati, si potrebbe pensare. Effettivamente non passa settimana che non escano notizie su questa vergognosa abitudine di tanti atleti a qualsiasi livello, dal mondo professionistico a quello amatoriale. Pratica che colpisce ogni sport, ma che per eccellenza è attribuito al ciclismo. Da sempre questo nobile sport è oggetto, a torto o a ragione, di indagini e controlli, che danno, sempre più spesso, ragione agli accusatori.
In questi giorni una notizia di positività ci ha colpiti da vicino, infatti stavolta il doping ci è arrivato sulla soglia di casa. Con tutte le precauzioni che richiedono notizie del genere e fino a quando non sarà emanata la sentenza definitiva, occorre essere garantisti, ma nel nostro piccolo mondo locale, la notizia farà sicuramente scalpore. Questo perchè conosciamo tutti il soggetto accusato, vediamo abitualmente le sue foto in moltissimi bar dove solitamente ci fermiamo durante le nostre uscite. Come ho detto sopra dobbiamo essere garantisti, ricordando quanto accaduto meno di due anni fa, ad una nostra e mia carissima amica che coloro che si dedicano alle granfondo conoscono benissimo. La sua positività fu accertata derivare dall’assunzione di integratori regolarmente in vendita nei negozi, che risultarono contaminati da sostanze dopanti (ormoni). Visiona l'articolo pubblicato su Ciclonews Altri articoli sull'argomento Altro art.

Mastro Vinaio

26.5.10

L'energia Orgonica.....

L'Orgonomia è la scienza che studia l'energia cosmica primordiale, pre-atomica, presente ovunque nell'universo: l'energia da cui deriva tutto ciò che vive. Il suo scopritore è stato il dott. Wilhelm Reich e il termine da lui coniato deriva dai termini orgasmo e organismo. Infatti, sono stati i suoi studi sulla funzione dell'orgasmo a portarlo alla scoperta dell'energia orgonica.

L'energia orgonica è l'energia vitale cosmica, la forza creativa fondamentale. Essa si differenzia da tutte le altre energie conosciute, che derivano dalla materia e che sono pertanto definite energie secondarie: elettrica, magnetica, nucleare, ecc. La scienza classica conosce solo queste ultime forme di energia e considera l'atomo come il costituente base della natura, mentre l'Orgonomia lo considera già come il prodotto di una specifica funzione dell'energia primordiale e cioè della Superimposizione, dove due o più correnti di energia si uniscono (come esempio si consideri la figura di una galassia a spirale a due o più bracci) e da cui si genera materia. Questa lettura inserisce l'unione sessuale di due organismi, l'atto che genera la vita, nel più ampio contesto di funzioni cosmiche.
Una seconda funzione basilare dell'energia orgonica è la Pulsazione. Osservabile facilmente nell'organismo vivente (pulsazione cardiaca, respirazione, ecc.), è presente anche a tutti i livelli della natura: cosmico e atmosferico. La Terra stessa pulsa.
Specifica dell'organismo vivente è invece la terza funzione dell'energia orgonica: la Convulsione Orgastica. L'energia accumulata in eccesso dall'organismo, attraverso l'assunzione di alimenti, di liquidi, attraverso la respirazione e l'assorbimento diretto dell'energia cosmica e non completamente utilizzata per il suo normale funzionamento, si concentra nei genitali. Quando la tensione accumulata supera una certa soglia, i genitali si caricano energeticamente, e questo viene percepito come eccitazione sessuale (in termini orgonomici, l'organismo ha raggiunto il punto di luminazione).
Fin dalle prime ricerche Reich sostenne sempre che la maggior parte delle nevrosi mostrassero una particolare struttura stratificata e sviluppò in seguito l'idea che questi "strati" potessero avere una vera e propria connotazione fisica e ostacolassero il naturale fluire dell'orgone (energia) nell'organismo, alterando così il meccanismo naturale di carica/tensione e scarica/distensione. Le stratificazioni non necessariamente ostacolerebbero le funzioni genitali, ma porterebbero progressivamente all'impotenza sessuale, con la conseguente incapacità di liberare completamente l'energia in eccesso e di raggiungere una distensione completa, pur mantenendo la capacità di ottenere l'orgasmo fisico.
Secondo Reich la funzione erettile sarebbe la controparte meccanica dell'accumulo di energia orgonica, da cui la distinzione tra "orgasmo genitale" (l'eiaculazione) e "orgasmo sessuale" (la scarica di energia in eccesso). L'erezione sarebbe dovuta alla tensione meccanica prodotta dal naturale accumulo di orgone nell'organismo, per poi passare alla fase di massima tensione che si ha durante l'amplesso: la pratica dell'amplesso porterebbe l'organismo alla massima carica possibile fino al raggiungimento dell'acme sessuale, infine con l'orgasmo avverrebbe la scarica seguita dalla distensione.
La funzione dell'orgasmo, la prima e più importante scoperta di Reich, è quella appunto di scaricare completamente l'energia in eccesso e ciò avviene attraverso la convulsione orgastica. Solo attraverso questo atto si realizza la pulsazione unitaria dell'organismo e la naturale regolazione di tutte le funzioni bio-psico-emozionali.
La repressione della scarica orgastica produrrebbe l'accumulo (ovvero la mancata scarica) di una certa quantità di orgone. La parziale quantità di orgone così sfogata ricomparirebbe quindi distorta e sotto forma di pulsione secondaria ovvero una pulsione di carattere patologico. Questa a sua volta genererebbe un meccanismo causa-effetto stratificato, in cui ogni pulsione secondaria genererebbe a sua volta un'altra stratificazione per reprimerla, la quale avrebbe generato a sua volta una pulsione secondaria differente, e ogni pulsione secondaria ne avrebbe generato a sua volta di ulteriori. Una stratificazione sarebbe quindi divenuta la causa di ulteriori stratificazioni, l'insieme delle quali venne denominato "corazza caratteriale" o più semplicemente "corazza".
La "corazza caratteriale" (orgone stagnante non scaricato) andrebbe abbinata alla "corazza muscolare" (tensioni muscolari fisiche): Reich sosteneva di poter comprendere dove si trovassero le tensioni muscolari dalla postura assunta dal paziente nelle sue azioni più semplici, e di potere così individuare almeno in parte la catena di pulsioni secondarie che costituivano la corazza per poi tentare di lavorarci sopra.


Orgonica

24.5.10

La gara vista e vissuta dal Boss

Ore 3.00 sveglia.... Oscià za ora ad lives... ad du marò, sparè che piuva... esco alcune gocce... bene a vut propri che piuva.. magari. Guardo in su ci sono le stelle.. ma va a de veia e c...
Ore 4.00 partenza per quei di Cesenatico, con Tonino e Gerry.
Ore 5.00 ingresso in griglia dove Capitan Francini e Domenico sono già arrivati, pronti a scattare.... aspetta aspetta.... una pisciatina uno e poi un altro....
All'improvviso passa Adriano dopo le 5.30 che si infila nella griglia Rossa. Già sta brontolando, forse conversa con i granchi.


Ore 6.00 finalmente il via per quelli della griglia rossa.... aspetta aspetta, si inizia a scalpitare, passono 2 minuti poi tre e il via non arriva, finalmente dopo il 4° minuto lo stione dei torelli si apre.... si parte. Dopo un primo scatto ai 50 la velocità si assesta tra i 39 ed i 42-44, qualche rilancio dopo le rotonde, ma nulla di particolare. Finalmente si arriva ai piedi di Bertinoro.... si inizia a salire...... Passa il Polenta e ci si incammina verso la Pieve di Rivoschio..... passa anche questa. Finalmente all'inizio del Ciola ecco i primi del Pedale partiti in griglia rossa. Lele che sta salendo in tranquillità, poi in lontananza Adriano. Quasi in vetta Gerry. Raggiunto gli chiedo cosa ha fatto per essere li... tutto bene vado di questo passo, poi sono in tabella di marcia. Poco più avanti Gabriella. Passati questi, giù in discesa poi ecco il Barbotto. Dopo qualche metro riecco Adriano.... Si scollina... con il 39/23 un pò duretta ma si scollina..... importante mantenere la calma per non decidere di girare per il percorso beby. Scollinato ecco Antonello, una toccatina al c.. per salutarlo, poi si sta assieme. Bivio, si gira............ Ora inizia la via del non ritorno..... Di li a pochi minuti ecco il Tiffi, altra gatta da pelare, corta si, ma è una gatta che graffia.... Passo Antonello il quale mi da un messaggio da portare a sua moglie... "dille che l'ho amata e non so se farò ritorno in tempo per vedere crescere i miei nipoti" Passato il Tiffi ecco il Perticara senza un attimo di respiro. Ed Adriano sempre li a 50/100 metri. Si scollina..... ora basta adesso proviamo a crescere un pochino il riposo è stato sufficente. Passo Adriano nel tratto in falsopiano sulla vetta... Dai Adriano ven.... Sve fort incù capitano, a me la nov coll lan me pies, an sò se a la faz netra volta..... E via si va giù in discesa sono proprio una chiavica. Iniziamo il Maiolo, e subito si devia, piccolo rapettino poi discesa poi rapettino poi .... caz ad raton... ma quest e va so come e barbot e pu lè neca long.... finalmente si torna sul percorso vecchio. Si passa il paese poi falso piano.... giù un paio di denti e via.... 32-34 poi un rapetto 16-17 . Arriva la discesa, i miei compagni se ne vanno ed io resto li come un patacca.... ne arrivano altri da dietro.... ma inizia la salita delle Siepi. Salita facine, 39/18 e su, mi si affianca un tedesco che fa per staccarmi, ... e no brot tugnì, u nà desser vera che am fega stachè da un tedesc. Me a cres e lo e cres ... dai pu te ste lè con e cul.... Si scollina e si scende. Giungiamo a ponte Uso, ci incontriamo dei ciclisti che hanno appena girato dal bivio e stanno andando verso il lungo, dopo oltre 5.30 dalla partenza.
Ci diamo il cambio regolari con alcuni poi si imbocca il Gorolo..... Tutti assieme.... urla uno. Se parò se avlè fela tutti assieme avì da calè perchè me am stec. risponde il Boss.
Ultimi 700 m al 17% ... Tho u iè la Madona.... a la vidat neca te... chiedo al mio vicino con il pensiero, perchè le parole non escono.... Lo guardo e intravvedo nei suoi occhi lo sguardo di chi sta vedendo la Madonna, Gesù bambino qualche pecorella: insomma tutto il PRESEPIO. Finalmente si scollina ed adesso, mi dico tra me e me, devo restare attaccato al gruppetto in discesa altrimenti son cavoli... e così è. Iniziano alcuni su e giù poi finalmente si arriva in pianura. Legno!! urlano da dietro, ven nez invezi ad zighè, gli rispondo. Ancora lo devo vedere..
Ahi!!! un tentativo di crampo... non fare scherzi, stai buono lì.... do giù un dente tiro la gamba, un sorso d'acqua e tutto torna sotto controllo.... Finalmente il rettilineo del traguardo...... cut vegna un cancar 9 colli.... a tlo messa in c....
All'arrivo Paolino che mi aspetta e poi Anna e altri... Bravo Boss... rispondo: il Boss anche da morto è sempre un maestro.... sa deg da calè sti tri chilo!!!!
Chiedo a Gabry "come sei andata" 5° assoluta ed ho vinto la categoria... te vent, ma se ades tan ve gnac a chichet, ma comeli messi e rest dal don, se tariv nez te che te zinquant'en?
Pian piano arrivano tutti i nostri, Adriano, Lele e Gerry, Antonello, Fugattini fresco come una rosa e così via.
Una bella domenica sotto tutti gli aspetti..... finalmente dopo tanto... Ma Jonni il Chimico in do el?

23.5.10

Primizie dalla Nove Colli

Prime impressioni e notizie dalla 9 Colli.
Nel percorso medio, vittoria di categoria per Gabriella e 5° posizione assoluta femminile.
Bravo anche Pirani, che come prima esperienza ha preferito cimentarsi nel medio... niente paura Davide avrai altre possibilità per dimostrare quelli che vali.
Massimiliano aggredito dalla sfiga, ha rotto un raggio nella discesa del Ciola, e così è sceso a piedi poi è risalito sul Barbotto sempre a piedi. L'aasistenza meccanica non aveva un tira raggi, poi fortunatamente ha trovato i ragazzi della cicli Neri, che gli hanno centrato la ruota consentendogli di arrivare a Cesenatico. Si ringrazia per la collaborazione, non dico spero di ricambiare la cortesia per ovvie ragioni.


Brava anche Barbara che si è dedicata al medio assieme al suo Lui.
Grande anche Prici, che ha staccato di brutto i suoi gregari.
Anna, ormai concentrata nella nostra manifestazione di domenica prossima, ha percorso le strade del medio, soffermandosi ai ristori per informarsi su quanta coca-cola hanno preso, quante peschine e quanti tortelli, sulle dimensioni dei bicchieri di carta e sulla circonferenza dei meloni (che non avevano).
Purtroppo una caduta di una delle donne del Pedale, le ha procurato la rottura della clavicola, si tratta di Debora Callegari.
Nel percorso lungo, nuova conferma per Paolo Pirazzoli, con 6h.48, a seguire Paolo Rocchi con 7.h poco più a 15 secondi Domenico Sangiorgi, poi Grandi Antonio. A 7h.12 il Boss. Incredibile ma vero oggi il Boss si è superato. Non è un tempo da star, ma considerando l'attuale condizione fisica, è un risultato non da buttare. Dopo una prima parte della gara gestita al risparmio, al fine d'evitare la tentazione di girare per il percorso medio, nella seconda parte si è impegnato un pochino di più, tenedo sempre conto di non essere in condizione e di non avere distanze del genere nelle gambe. Raggiunti e staccati Antonello sul Tiffi e Adriano sul Perticara. Le sensazioni sono state positive, nonostante la velocità di salita sia ancora inferiore di circa 4/5 Km rispetto a quella solita. Infatti sulle Siepi, dove abitualmente la velocità è di 22/23 km/h oggi non ha superato i 17/18. Rapporti ancora un pò duri, specialmente sul Barbotto e sul Gorolo, dove il 39/23 è risultato tosto. (consigliamo almeno il 25) Ma la voglia e lo stimolo di fare fatica è tornata.
Buon tempo anche per il Ragioniere, che si è cimentato nel percorso lungo. Giunto all'arrivo con l'occhio limpido e non offuscato dalla fatica. Antonello, ha avuto qualche problema fisico. Gerry e Lele, si sono fatti tutti i ristori dal Barbatto fino all'arrivo, poi siccome tra il Gorolo e Cesenatico, non questi erano finiti, si sono fermati anche in due abitazioni dove stavano cuocendo delle braciole di pecora.
Ed i nostri amici venuti da lontano? Mario, Fabio, Claudio e Stefano, come sono andati? Aspettiamo notizie.
Mastro Vinaio

18.5.10

Un cavallo di razza... azzoppato

Domenica sulla via per Dovadola all'altezza di Castrocaro, è stato azzoppato un cavallo di razza.

Un insignificante vetrino ha procurato un danno ingientissimo.

15.5.10

A Dovadola Monte Paolo

L'Eremo di Montepaolo é il più importante Santuario antoniano in Emilia Romagna per la memoria che si conserva di Sant'Antonio da Padova, che qui ebbe la sua prima residenza italiana verso il 1221. L'Eremo-Santuario é situato in posizione isolata a un'altezza di 425 m sulle ridenti colline dovadolesi. Immerso nella natura, Montepaolo é il luogo ideale per ritemprare lo spirito lontano dal traffico e dal rumore. Di Sant'Antonio il Santuario conserva un'insigne reliquia ex corpore e la "Grotta" dove il Santo si ritirava in preghiera. Il Santuario é stato ricostruito in stile neo-gotico agli inizi del Novecento, completamente affrescato, vi si conservano numerose opere d'arte moderne e contemporanee. All'esterno si trovano due percorsi artistici e spirituali: il Sentiero della Speranza con pannelli che rappresentano la vita del Santo e il Viale dei Mosaici dove é raffigurata la storia di Montepaolo. A Montepaolo vive, opera e prega per tutto l'anno la comunità di Frati Minori francescani e di Sorelle Minori di Maria Immacolata. Nei pressi del Santuario, una caratteristica casa colonica é stata restaurata e attrezzata per la meditazione, la preghiera e lo studio, con una cappella, una biblioteca, una sala per convegni e altre salette e servizi.