"cavoli se è dura...."
Qualche notiziola sulla GF disputatasi a Trento. Anche qui, come al solito qualche fatterello ha animato la nostra avventura. Già il viaggio è stato un pò avventuroso, dentro e fuori l'autostrada nel tentativo di driblare il traffico, ma nulla da fare le nostre 5 orette le abbiamo impiegate. Ma la cosa è solo all'inizio. Alle 3.45 di notte, nel più assoluto silenzio, interrotto solo dal fruscio dell'aria condizionata, un urlo straziante ha svegliato mezzo albergo..... Forse un delitto?, oppure un tentativo di suicidio?, oppure finalmente un moroso ha scoperto che la morosa lo cornifica da sempre con i suoi amici più cari? Nulla ti tutto questo, il Maestro dopo aver espulso il liquido in eccesso, (pisciatina di metà nottata) si accorgeva di aver dimenticato il casco. "
C...o ho dimenticato il casco". e adesso? chiedeva la moglie, "parto senza" "sa sit scemo," risponde la consorte. Si ritorna a dormire. Alle 5,30 sveglia. Un rumore ripetivo e strano colpisce l'attenzione... flop.tom ... flop.tom... cosa sarà? dopo alcuni minuti di ascolto in silenzio, svelato il mistero.... papaleus, con la pompa sta gonfiando la bici. Via veloci, lavatina ai parenti bassi e giù a mangiare.
Colazione di corsa, qualche messaggio inviato alla ricerca di un casco in più, ma nulla da fare... Corsa verso il centro per recuperare un casco.. nulla. Si entra tutti in griglia, mentre il Boss continua invano a cercare. All'improvviso, Davide, devoto discepole, si offriva a cedere il proprio casco al Maestro... "Maestro, (esclamava) fammi l'onore di indossare il mio umile casco, concedi al tuo sommo capo di indossare questo indegno accessorio" (ora so su chi posso fare affidamento in caso di necessità, magari un rene, un pezzo di fegato, una coronaria, una ciulatina) Il maestro commosso da tale atto di devozione, accettava l'offerta, continuando però la ricerca. Finalmente, dopo qualche minuto, in alcuni scavi archeologici aperti, reperiva alcuni oggetti tra i quali, un'anfora (borraccia) un elmetto (casco) Nell'interno del casco, una targhetta incisa in latino antico, recita "FABBRICATO IN DACIA NEL 1815 A.C. " Descrizione del casco: cinturino in pelle di montone, fibbia fatta con due striscie di cuoio legate a manaccia, pennacchio fatto con il crine della coda di un cavallo, corpo in ghisa dello spessore di 4 mm, peso del manufatto, 4 chili e 150 grammi. All'interno residui delcranio dell'ultimo soldato della Dacia che lo ha indossato.
Ma tutto bene. Il Maestro così riconsegnava al fido discepolo il proprio Casco consentendogli di partire. Il nuovo casco del Maestro, richiamava l'attenzione di molti suoi conoscenti, che, durante la gara, chiedevano stupiti, "ma dove hai tirato fuori quel casco?... " E' un modello esclusivo della gamma 2012" si ma Avanti Cristo... rispondeva. Oltre ad essere antico, questo era anche un pò piccino, e così la posizione sulla testa del Maestro risultava variabile, da destra a sinistra (secondo la direzione delle curve) avanti o in dietro, secondo la pendenza della strada. UN CASCO BALLERINO......
Ma veniamo alla gara.... Dura, due salite di 24 km la prima e 19 la seconda. I primi 45 km, uno schifo, strettoie, curve sparti traffici non segnalati... uno schifo.... poi, iniziata la salita, la cosa è migliorata decisamente. La prima salita, dopo i primi 4 km al sole, ecco il bosco, una faggeta stupenda temperatura fresca, una delizia, (foresta tipo i Fangacci, la foresta Casentinese) Discesa stupenda, larga veloce, dritta pochissime curve a tornante, tutte curve aperte e veloci. Tratto di pianura poi, abbandonata la strada principale, si percorre uno stradello di tre metri di larghezza, che costeggia il lago.... una vista splendida. Qualche su è giù poi a Terlago si inizia il Bondone da altro versante. Durante la salita sui prati che costeggiano la strada, molti vacanzieri della domenica, stesi al sole e data l'ora, intenti a cuocere la braciola sul barbecaut. Fumo ed odorini allettanti invadono la strada. Il Maestro, per alleviare lo soffereze dei ciclisti a lui vicino, entrando in una nuvola di funo ed odore di braciola, chiede ad uno dei sui compagni di salita, " a sit te che ci cot, o è carme alla gruglia?" Giunto in una curva nelle vicinanze di un tavolino da picnic, inizia a cantare la famosa canzone di Jonni Dorelli,"aggiungi un posto a tavola che c'è un amico in più", ricevendo, in dialetto veneto, un invito ad abbandonare la bici e a sedersi con loro. "dai mola la bici, ciapa la gondola e veni a chi". Dopo un attimo di incertezza, ...si prosegue... Su ..su poi ancora su... finalmente il cartello Ultimo chilometro.... Nel silenzio della salita echeggia a voce alta una esclamazione... "cut vegna un cancar ci finì" il Maestro, preso da un sussulto, estraniava a voce alta la propria approvazione per la felice conclusione della salita.
Attesa per le premiazioni del percorso lungo, in programma per le 15,15. Omus Papaleus da Bicocca, colto dal freddo, indossava un indumento improvvisato (sacco del pattume con buchi per testa e braccia). Finalmente lo speacher chiama " Selci 5° classificato" Papaleus, sale sul palco nella nuova miss, (sacco del patume), tra le risate di tanti. Consegna il premio il premio Ricò, che conosce Adriano e lo festeggia. Papaleu, a questo punto si rivolge a lui e con la schiettezza che lo contraddistingue gli dice " Vai alla Vuelta?.. bene, rompi e cul a tot... " Lo speacher, preso in contropiede, un pò imbarazzato, cercando di nascondere quanto appenna detto, si rivolge sorridente al pubblico, dicendo loro, " non ripeterò quanto detto dal nostro pittoresco amico. Dopo la premiazione di Gabri e della società, via.. giù in discesa per 20 km, poi in albergo per la doccia e il ritorno a casa.
L'organizzazione ha lasciato molto a desiderare, i ristori hanno provocato l'ira di molti concorrenti, per non aver trovato nulla da mangiare (qualche biscotto secco, cocomero tè sali e acqua)
Mastro Vinaio